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Il Salone Papale

Il Salone Papale

09/02/2023

di Felice Autieri, OFMConv - All’indomani del ritorno dei frati al Sacro Convento in occasione del settimo centenario della nascita di S. Francesco (1226-1926), iniziarono i lavori di ristrutturazione del complesso tra questi quello relativo al restauro della “sala dei musici”. Era così chiamata perché fino alla soppressione italiana vi si conservavano gli strumenti della Cappella musicale della basilica, solo dopo fu chiamato “salone papale”. Il cambiamento del nome fu dovuto al fatto che all’interno del vasto ambiente vi è la camera del Papa, infatti vi hanno soggiornato o riposato 18 pontefici a partire dal primo che fu Gregorio IX nel 1235.

L’ambiente è ubicato all'ultimo piano dell'ala occidentale dell'edificio, i lavori furono commissionati nel 1929 dal Ministro generale Alfonso Orlini ad Arnaldo Foschini. L’architetto era a quel tempo impegnato nella nuova configurazione architettonica e urbanistica di Roma, specialmente durante il ventennio fascista. Va sottolineato che il professionista non aveva avuto precedenti esperienze con edifici storici, difatti la sua relazione aveva lo scopo principale di evidenziare i punti deboli dell'immensa fabbrica, indicando gli interventi urgenti alle coperture, alle strutture murarie, agli impianti, agli intonaci e agli infissi per un costo stimato approssimativamente in £. 6.750.000.
Per quanto riguarda l’ambiente dichiarò che a seguito delle diverse trasformazioni subite nei secoli e le condizioni in cui versava, sarebbe stato impossibile un lavoro di ripristino dell’antica struttura. Pertanto offrì indicazioni per restituire al grande spazio l'antico aspetto duecentesco, suggerì di dare alla sala una volta a sesto ribassato come nelle due sale sottostanti nascondendo le capriate che sorreggevano il tetto. Propose di chiudere le finestre rettangolari settecentesche e di sostituirle con bifore e tetrafore ad arco a tutto sesto, simili a quelle esistenti nel Sacro Convento.
Per la parte decorativa Foschini puntualizzò che sarebbe stata opportuna una semplice e sobria decorazione delle lunette con motivi geometrici e di colore come ne esistono in basilica.

Il Ministro della pubblica istruzione Pietro Fedele nella lettera inviata al Custode del Sacro Convento Giuseppe Abate, pur approvando il progetto ravvisò l'opportunità di semplificarne la decorazione e di rinunciare alle figurazioni delle chiese fondate da S. Francesco. Nonostante l'avvertimento il programma iconografico che voleva rappresentati in forme iconiche luoghi della vicenda terrena del santo di Assisi e le chiese più importanti del papato, fu condotto a termine nel 1930 da Maria Biseo, seguendo la traccia iniziale voluta dall’Abate e dai suoi collaboratori.
Al di sotto furono collocati degli arazzi fiamminghi e teche con preziosi oggetti appartenenti al convento, la pittrice fornì il disegno per i candelabri e per il pavimento in maiolica grezza, con motivi della basilica e della città realizzato da Zulimo Aretini. Analogamente disegnò il trono papale eseguito da suo fratello, l'architetto e decoratore Giovanni Biseo. La sala fu inaugurata 1'8 marzo 1931.

Infine alcuni cenni alla stanza papale: vi si accede dal salone attraverso una porta di legno scuro, subito troviamo un salottino con due poltrone e una scrivania, le finestre affacciano sulla vallata e sugli ulivi, infine a destra abbiamo la camera riservata al segretario del Papa.
Un breve corridoio porta alla camera del Pontefice, dove troviamo il letto con spalliere semplici in ferro battuto, sopra una coperta gialla con il colore del Vaticano, un inginocchiatoio da un lato e un piccolo armadio dall'altro. Alle pareti un dipinto con il volto di Maria, di cui Francesco celebra le lodi, mentre un lampadario in vetro illumina il locale.

A lode di Dio!

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