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di Felice Autieri - Come è noto, la Basilica inferiore è stata terminata nel maggio del 1230 e all’alba del 25 maggio il corpo di san Francesco fu solennemente posto sotto l’altare della chiesa sepolcrale a lui dedicata.

Non tutti sanno però che il luogo di culto, composto dall’attuale navata e dai due transetti, era stato pensato e realizzato originariamente nello spirito del Poverello, proprio per custodirne le spoglie mortali, e si distingueva dunque per la sobrietà e l’essenzialità delle sue linee. Ancora dopo circa un trentennio dalla sepoltura del santo, il suo interno non risultava affrescato. Ciò dovette suscitare stupore tra i pellegrini, sempre più numerosi, che venivano a pregare sulla tomba dell’assisiate ed anche papa Innocenzo IV non nascose il suo disappunto in proposito. Trovando la Basilica inferiore troppo austera, il 10 luglio 1253 indirizzò la bolla Decet et expedit a fra Filippo da Campello, responsabile dei lavori in basilica, e al Custode del tempo, fra Giacomo da Velletri, ordinando loro di abbellire la chiesa sepolcrale con affreschi, decorazioni, ornamenti e vetrate; per i fedeli che avrebbero contribuito dal punto di vista economico, sarebbero state applicate le relative indulgenze.

Poiché la chiesa era proprietà della Sede apostolica, le direttive delle Costituzioni di Narbona del 1260 e le norme riguardanti l’arte delle chiese dell’Ordine
non furono applicate alla Basilica di Assisi. In virtù di quanto stabilito dalla bolla papale, incominciarono i lavori sulle pareti della navata centrale: si tratta degli affreschi raffiguranti le Storie della vita di san Francesco e le Storie della passione di Cristo, rispettivamente a sinistra e a destra di chi entra, alcuni dei quali purtroppo sono andati perduti a seguito dell'apertura delle cappelle laterali. Ecco la sequenza dei due cicli di scene:

Storie della vita di S. Francesco
* Rinuncia ai beni terreni
* Innocenzo III sogna Francesco che regge il Laterano
* Predica agli uccelli
* Miracolo delle stimmate
* Morte di san Francesco

Storie della passione di Cristo
* Apparecchio della Croce
* Crocifissione
* Deposizione
* Compianto
* Apparizione di Cristo ad Emmaus
* Madonna con Bambino e un angelo

Sono dunque questi due cicli i più antichi del complesso basilicale; gli studiosi li datano attorno al quinquennio 1255-1260. Vengono attribuiti ad un ignoto maestro umbro, denominato “Maestro di San Francesco”, stilisticamente influenzato dalla pittura di Giunta Pisano, probabilmente suo maestro, dal quale riprese la finezza compositiva esasperata da accentuazioni espressive, definite da una parte della critica "teatrali". La sua pittura è influenzata da riferimenti classici filtrati dall'arte bizantina, in particolare nella sua evoluzione più vicina all'epoca dell'artista, e a sua volta ebbe un influsso fondamentale sullo stile pittorico del Cimabue. I due cicli pittorici rivestono un particolare interesse anche dal punto di vista iconografico, perché tracciano lo sviluppo delle storie del santo, prima delle celebri scene dipinte da Giotto e dalla sua scuola nella chiesa superiore della Basilica a partire dal 1290 in poi.