Nella Celebrazione nazionale di san Francesco patrono d'Italia, che si è tenuta oggi, 4 ottobre 2025, nella chiesa superiore della Basilica di San Francesco in Assisi, come ogni anno è stato il Custode del Sacro Convento, fra Marco Moroni, OFMConv, ad accogliere i pellegrini e le istituzioni d'Italia. Riportiamo di seguito le parole del suo saluto iniziale:
«A nome della comunità francescana che custodisce questa Basilica accolgo con gioia voi tutti qui presenti e voi che ci seguite in diretta televisiva.
Do il benvenuto al nuovo Legato pontificio per le basiliche di Assisi il Card. Ángel Fernández Artime, al Card. Ernest Simoni, al Presidente della Conferenza Episcopale Abruzzo-Molise, Sua Eccellenza Mons. Camillo Cibotti, Vescovo di Isernia-Venafro e Trivento, che presiede la celebrazione.
Saluto con rispetto le autorità civili, in primo luogo il Presidente del Consiglio Giorgia Meloni e il Ministro della Cultura Alessandro Giuli, le autorità militari e religiose, e con vero affetto tutti voi pellegrini e fedeli e in particolare voi, fratelli e sorelle della splendida terra d’Abruzzo che coltivate da sempre una fede semplice e viva, un amore concreto per il creato, un’ospitalità che sa essere accoglienza vera.
Nei giorni scorsi il Parlamento ha approvato la legge che rende il 4 ottobre festa nazionale: non solo un omaggio al Patrono d’Italia, ma il riconoscimento di valori che parlano a tutti. Perché questa festa diventi davvero feconda, occorre che ciascuno ne tragga conseguenze concrete: le nostre comunità con il loro vivere quotidiano; le amministrazioni locali con le loro scelte di giustizia e di inclusione; il Parlamento e il Governo con leggi e politiche coerenti con ciò che oggi si proclama; ciascuno di noi con scelte di vita sobrie e fraterne.
Nel testo della legge si citano i temi “della pace, della fraternità tra i popoli, dell’inclusione sociale e della tutela dell’ambiente”: termini che costituiscono una vera e propria sfida e una chiamata alla responsabilità.
La pace non si costruisce quando si continuano a fabbricare e commerciare armi: Francesco ricorda che nasce dal disarmare il cuore e dal deporre le armi, scegliendo vie di dialogo e riconciliazione. La fraternità diventa reale solo nella condivisione con i poveri, con chi è fragile e con chi cerca accoglienza. E la custodia del creato è responsabilità di tutti, singoli e governi, per consegnare alle nuove generazioni un mondo abitabile, casa comune rispettata come dono di Dio.
San Francesco nella sesta ammonizione ci ricorda: «È grande vergogna per noi… che i santi abbiano compiuto queste opere e noi vogliamo ricevere gloria e onore con il semplice raccontarle!». Ci ricorda perciò che la credibilità nasce dalla coerenza. Per questo chiediamo a lui di intercedere per la nostra Italia, perché questa festa sia un’occasione di conversione personale e di impegno civile, per un Paese più giusto, fraterno e in pace. Questo chiediamo anche per tutti gli altri popoli, auspicando che non si lasci nulla d'intentato per il raggiungimento di una prospettiva di pace nei molti conflitti che ancora insanguinano la terra, a cominciare da quelli in Ucraina e in Palestina.
Le parole rivelate a san Francesco perché diventassero il saluto dei frati siano rivolte a tutti voi, ma si realizzino per il mondo intero: "il Signore vi dia pace!"».