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di fr. Felice Autieri OFMConv:

L’attuale pandemia che ha colpito anche Assisi in realtà non è una novità, perché la città ha vissuto altre esperienze nel corso della sua storia.

Le fonti ci attestano che nel 1348 infuriò la “peste nera” che mieté molte vittime, seguita da alcune violente scosse di terremoto e dalla carestia. Per far fronte alla difficile situazione economica, due anni più tardi nel 1350 il governo comunale stabilì che per un anno le banche non potessero esigere la restituzione del denaro, se non nella misura di un terzo della somma prestata. Nel 1363 scoppiò nuovamente il terribile morbo causando morti ad Assisi e nel suo contado, seguì una nuova recrudescenza tra il 1480 e il 1485.
Ciò indusse le autorità comunali a donare il 13 novembre 1485 duecento fiorini alla Madonna degli Angeli per la realizzazione di un ex voto in argento ed un gonfalone in onore di S. Francesco. Questo, meglio conosciuto come il “gonfalone della peste” era di 180 cm di altezza per 130 cm di larghezza e fu dipinto da Niccolò Alunno a tempera. Fu posto sull'altare di S. Ludovico oggi di S. Stefano nella Basilica inferiore.
Fu in seguito venduto nel 1835 dai frati al pittore ed antiquario tedesco Johan Anton Ramboux (+1866) che fu in Assisi nel 1820 e nel 1835. Il lavoro dell’Alunno entrò a far parte della sua collezione a Colonia, risultò disperso nel 1880 e fu segnalato da prof. Paul Perdrizert al collega Umberto Gnoli nel 1911 nel refettorio del convento dei religiosi oratoriani a Kevelaer in Germania.

Seguì la peste del 1629 in cui il Comune stabilì di bloccare gli ingressi ai numerosi pellegrini che giungevano in Assisi per contrastare l’eventuale contagio, allo stesso momento impedì agli assisani di uscire fuori le mura. Infatti furono bloccate tutte le porte, mentre per facilitare i controlli delle merci ed il controllo sanitario di quanti entravano in città si decise di lasciare aperte solo quelle principali: Porta S. Francesco, Porta Perlici, Porta Nuova e Porta S. Giacomo.
In realtà Porta S. Francesco fu quella interessata dal maggior traffico, in quanto vi confluivano i movimenti di persone e di merci provenienti da Perugia e dal nord Italia, fu seguita da Porta Perlici attraverso cui passava la direttrice viaria proveniente da Gualdo Tadino e dalle Marche. Tra le porte chiuse solo in occasione della vendemmia, fu aperta la Porta di Moiano per permettere il trasporto dell’uva dalla campagna alla città.

Infine la febbre “spagnola” che giunse in Assisi nel maggio del 1918 e la cui presenza si protrasse fino all’inverno del 1919. Il Sacro Convento ebbe la sua vittima nel giovane frate rumeno fr. Anton Maria Glowinski, co-fondatore con S. Massimiliano Kolbe della Milizia dell’Immacolata. Conseguita la laurea in Teologia il 6 settembre 1918, il 13 dello stesso mese l’obbedienza lo volle di comunità al Sacro Convento con l’incarico di Prefetto agli studi. Probabilmente contrasse la malattia visitando per ragioni pastorali i prigionieri di guerra rumeni della Transilvania, imprigionati all’Eremo delle carceri. Il Glowinski l’11 ottobre si mise al letto e morì il 18 ottobre 1918 all’età di 26 anni.

Insomma Assisi non è stata nuova ad esperienze di epidemia, con la differenza che i nostri antenati non avevano le conoscenze mediche e i relativi strumenti che possediamo oggi e nonostante ciò hanno superato i difficili momenti che hanno vissuto. Sia questa la certezza e l’augurio perché le difficolta del momento non saranno il nostro futuro.